giovedì 30 maggio 2013

Caracas, dalla carta igienica alla farina. Scarseggiano i prodotti nei mercati

 
 
Il governo accusa gli speculatori, ma l’opposizione ri ribella: «Il modello chavista sta rovinando il Paese»
Dopo la carta igienica adesso è la volta del vino per dire messa e della farina per produrre le ostie. La penuria di beni di prima necessità sta gettando un intero paese, il Venezuela, in un disagio sempre più profondo. Tutta colpa del “modello chavista”, sostiene in coro l’opposizione, che impone prezzi controllati e dunque più bassi di quanto non risulterebbe dall’incrocio di domanda e offerta su molti prodotti di consumo, dal riso al pollo, dalla carne al latte, passando appunto per la farina per le ostie e la carta igienica.  

Una penuria di prodotti senza precedenti che ha colpito persino la Chiesa Cattolica. La Conferenza Episcopale venezuelana in un comunicato pubblicato sulla rivista “La Iglesia Ahora” ha infatti invitato tutti i sacerdoti della regione a ridurre il numero delle messe proprio per ovviare alla mancanza del materiale necessario per la comunione. Ma ha lanciato anche un appello sottolineando il “disperato bisogno” di trovare il vino adatto, un vino “più puro e naturale possibile”. In particolare vino argentino o cileno, “di buona qualità”, perché quelli “francesi, spagnoli e italiani sono molto, troppo cari”. Il problema è che Industrias Pomar, che ha sempre in passato prodotto il vino per le messe, l’Ecclesia, oggi per sua stessa ammissione “non può più garantire la produzione costante e la distribuzione regolare per mancanza di alcuni pezzi per l’imbottigliamento”.  

Ma cosa sta succedendo? “Il modello con cui si pensava di sostituire lo stato all’iniziativa dei piccoli, medi e grandi imprenditori è fallito”, spiega José Guerra, professore presso l’Università Centrale del Venezuela. Il risultato di restrizioni, eccesso burocratico e controllo dei prezzi è stata la “distruzione della capacità produttiva nazionale e ora lo stesso governo che aveva accusato gli imprenditori di speculare sulla pelle del ‘pueblo’ li ha chiamati al dialogo. E, per evitare il caos, deve importare persino la carta igienica”, conclude l’economista vicino all’opposizione. Per il chavismo, invece, la causa delle lunghe file ai Mercal e ai Pdval, i supermercati statali dove è sempre più difficile trovare pollo, riso, e altri beni, è dovuta agli “speculatori che si accaparrano grandi quantitativi di prodotti, per poi nasconderli nella speranza che possano essere venduti a prezzi maggiori, lucrando sulla differenza”.  

Di certo c’è che sinora il deficit produttivo nazionale era stato coperto dalle importazioni. Come per esempio era accaduto la settimana scorsa quando il Parlamento a maggioranza chavista ha decretato l’acquisto dall’estero di 39 milioni di rotoli di carta igienica perché nessuno la produce più nel paese. Il problema è che adesso le riserve in dollari della Banca centrale si sono evaporate, passando dai 32 miliardi di dollari del 2008 ai 2 di quest’anno. Insomma, con un’industria nazionale monoprodotto- il petrolio ed i suoi derivati i cui introiti finanziano i progetti sociali chavisti e dunque non possono essere “sviati”- e con le riserve quasi a zero, la politica di ‘import substitution’ (cioè sostituire alla produzione nazionale le importazioni) che aveva retto sinora, non è più possibile. Ed è proprio per questa motivazione economica, sostengono gli analisti indipendenti, che nelle ultime settimane la democrazia bolivariana di Chávez è stata messa alle strette e molti elettori tradizionali del partito socialista unito del Venezuela hanno scelto di non votare Nicolás Maduro alle elezioni del mese scorso.  

Fonte
Paolo Manzo

Il caso Maria Lourdes Afiuni

 
 
Cosa ne pensano le donne che in Italia lottano, giustamente, affinché non ci siano maltrattamenti di questo tipo? Cosa ne pensano tutti quelli che gridano allo scandalo quando qualcuno fa politica vessatoria e ad personam? Qui i diritti umani sono stati completamente cancellati. Questo è il sistema del governo Chavez. Il socialista!
 
Maria Lourdes Afiuni
 
Venticinque anni di esperienza nella pubblica amministrazione, era ancora studentessa universitaria presso, la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Caracas, quando cominciò a collaborare con il Pubblico Ministero. Laureata nel 1987 fece, però, le sue più grandi esperienze, presso la PTJ, il corpo che si occupa di investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche del paese. Per circa 12 anni è stata il Giudice responsabile della 31° Corte de Control de Caracas. Nel 2009 fu arrestata per un reato di corruzione che, secondo il governo Chavez, aveva commesso nel giudicare l’imprenditore Eligio Cedeño. Ancora oggi è detenuta in una cella di 1 metro quadrato.
Cedeño era già in galera da tre anni, quando cominciò ad occuparsene Maria Lourdes, senza che si fosse celebrato mai nessun processo e la legge del Venezuela parla chiaro: dopo due anni di detenzione senza processo, la persona deve essere liberata. Oggi, per sua fortuna, l’accusato si trova negli Stati Uniti. Afiuni, invece, sta pagando in galera un reato inesistente perché,  Chávez in persona chiese che venisse condannata a 30 anni di prigionia per una supposta corruzione e abuso di autorità. Da che pulpito! Ancora non sono riusciti a provare la sua colpevolezza, ma lei è ancora dentro, malgrado la sensibilizzazione effettuata dalle Nazioni Unite, del Parlamento Europeo e di decine di associazioni di avvocati dell’America Latina.
A lei è stato chiesto:

Prima di ottenere la libertà di Cedeño, ha mai pensato che lei sarebbe stata vittima di una rappresaglia da parte di Chavez?
Tutti quelli che lavoravamo su questo caso sapevamo che si trattava di un caso difficile. Proprio per quello sia io che i miei collaboratori abbiamo cercato di non lasciare nulla al caso e di lavorare nel modo più preciso possible. Pensavo che applicando la legge, come ci hanno insegnato, sarei stata nel giusto.
Perchè ha accettato di occuparsi del caso Cedeño?
La risposta è semplice: quando si è un giudice e lo si fa perchè si ama il proprio lavoro, si accettano gli incarichi e, come ho già detto, prendendo decisioni in accordo con le leggi della nostra Costituzione. Il Caso di Cedeño aveva una risoluzione dell’ONU con cui mi si chiedeva una misura cautelare.
Io ho applicato la legge, perchè l’accusato era in stato di detenzione in maniera del tutto arbitraria. Vorrei che si capisse che l’aver rispettato la legge è stato il motivo per cui sono diventata io l’accusata politica. Durante la mia dentenzione, mi dicono tutti gli avvocati che vengono a farmi visita, la giustizia ha cambiato regole. Nessun giudice vuole più prendere decisioni, anche le più piccole decisioni. La giustizia è diventata un disastro, ma dopo il mio caso hanno tutti paura.
Ho scoperto anche  di averte una ciste nell’ascella, probabile tumore, non mi hanno nemmeno portata a farmi visitare da un medico. Non mi aspetto più nulla oramai. Le botte che ho ricevuto sono l’espressione di un sistema incredibilmente arretrato e crudele. Mi riservo di raccontare agli atti le violenze fisiche di cui sono continuamente vittima qui dentro. Pensate che mi hanno messo gomito a gomito con molte detenute che io, in processi passati, ho dovuto condannare. Mi vedono, chiaramente, con il fumo agli occhi, immaginate cosa accade.
Ci racconti il fatto
Il mio compito era quello di decretare misure cautelari riguardo la libertà o la libertà provvisoria di persone. Nel caso di Cedeño, la Costituzione venezuelana e il nostro codice ci dice che se una persona trascorre oltre due anni in stato di detenzione senza processo, per motivi non attribuibili all’accusato, si è tenuti a liberarlo immediatamente. Come se non bastasse c’era una legge emanata dall’ONU con cui si esorta il giudice e il cancelliere del Paese in cui l’accusato deve essere giudicato di porlo in libertà dopo due anni; lui era in galera da tre. Non si intravedeva neppure quando ci sarebbe stato un processo. Come mai?
I giudici che avevano lavorato su Cedeño prima di me, hanno commesso delle irregolarità e io non volevo sporcarmi. Il governo venezuelano hanno cambiato le carte in tavola e hanno detto che io ho contribuito alla fuga dell’accusato abusando della mia autorità, dicendo poi che era corruzione perchè ho avuto in cambio una promesso o qualche somma di denaro. L’accusa ha ammesso infine che io non ho mai ricevuto denaro e decondo essa questo è il motivo della mia detenzione. Se c’è una corruzione senza soldi significa abuso di autorità, perchè il tipo è uscrito libero dalla porta principale del Palazzo di Giustizia.
Quando Chavez ha chiesto la pena massima per lei, cos’ha pensato?
Durante le sue catene lo disse mi resi conto che quel Cedeño in realtà era solo un prigioniero politico. Non c’erano altri motivi per essere in carcere. Nessuno ha mai parlato con chiarezza di quali fossero i suoi reati. L’unica spiegazione per arrivare ad occuparsene Chávez nelle sue cadenas era perchè il tipo dava fastidio.
Il fatto che Cedeño è andato via dal Paese secondo lei ha peggiorato la sua situazione?
Non saprei, non so se mi ha danneggiato o meno. Se lui fosse rimasto saremmo entrambi in galera, con qualsiasi altro pretesto lo avrebbero messo al fresco. La mia detenzione è simbolica, in modo che tutti vedano cosa succede a un giudice che non favorisce il potere.
Quelli che studiano Giurisprudenza sanno che la giustizia è importante, il cuore di una nazione indipendente e non sottoposta alla dittatura. Una nazione senza giustizia non è una nazione, tanto meno indipendente. Tutte le istituzioni girano intorno ad essa, e senza giustizia tutto crolla. Venezuela non è uno Stato di diritto, ancora meno possiamo parlare di diritto sociale o di giustizia. E’ gravissimo!
I reati che si contestavano a Cedeño erano quelli di uso improprio delle procedure bancarie e di possesso di dollari americani. Non giustificavano affatto un accanimento del genere, una persecuzione che sapeva, manco a dirlo, di sopruso. Cosa accadrebbe qui se un magistrato finisse in galera per anni, senza speranza di uscirne, per aver deciso di liberare, nel pieno rispetto delle leggi del Paese in cui esercita, un accusato? Si grderebbe allo scandalo e alla dittatura. Meditiamo insieme.
Fonte  
Cosmo de La Fuente
FamiliaFutura

venerdì 17 maggio 2013

FORTUNA DI FIDEL CASTRO SUPERA ALCUNE MONARCHE


Con $ 900 milioni, il cubano supera le ricchezze delle Regine d'Inghilterra e l’Olanda.
Il presidente cubano Fidel Castro, è il settimo presidente più ricco del mondo, come riportato dalla più recente 'classifica' condotta dalla rivista Forbes, che cerca di evidenziare i 10 governanti più ricchi del mondo. Con una fortuna valutata in U$ 900 milioni, si posiziona al di sopra delle Eegine, Elisabetta d'Inghilterra e Beatrice dell'Olanda.

Tuttavia, non supera la ricchezza del Re dell'Arabia Saudita, Abdullah bin Abdelaziz, chi si trova in cima alla tabella con U$ 21 miliardi, seguito dal sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, con U$ 20 miliardi, il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, Jalifa bin Zayed Al Nahyan con U$ 19 miliardi, l'Emir di Dubai, Mohammed bin Rachid con U$ 14 miliardi, il principe del Liechtenstein, Hans-Adam, con U$ 4 miliardi, ne il principe di Monaco Alberto II con U$ 1 miliardo.

Nonostante ciò, la cosa più sorprendente dello studio è che Castro posiede più soldi che il presidente africano della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang, che ha raggiunto i 600 milioni di dollari, la regina Elisabetta II d'Inghilterra, con 500 milioni dollari e infine la regina Beatrice dei Paesi Bassi, con U$ 270 milioni.

Cosa spiega la ricchezza di Castro?

Per i creatori della 'classifica', la fortuna di Fidel Castro è cresciuta enormemente negli ultimi anni, visto che nel 2003 il suo patrimonio era calcolato in U$ 110 milioni. Due anni più tardi, è cresciuta a U$ 550 milioni (una somma cinque volte superiore).

Secondo Forbes, dallo scorso anno, il patrimonio del presidente cubano si è quasi raddoppiato per raggiungere U$ 900 milioni. "Partiamo dal presupposto che lui ha il controllo economico di una rete di aziende statali che comprende il Palazzo dei Congressi, Cimex, alcuni negozi al dettaglio e Medicuba, che vende vaccini e altri prodotti farmaceutici prodotti in Cuba"; secondo gli esperti, questo è l'unico modo in cui il presidente abbia potuto arrivare a tale cifra.

L'inclusione del nome di Castro nella lista dello scorso anno ha avuto una risposta dura da parte del governo cubano, che ha affermato che avrebbe intrapreso azioni legale contro quel che considerava una "vergogna".

mercoledì 15 maggio 2013

Regolazioni dei prezzi di produzione del 20% non risolve crisi.

 Il settore alimentare prevede di fare aumenti a scaglioni.

 

 

 

La regolazione del 20% nel pollo, manzo, latte in polvere e liquidi e formaggi che ha annunciato Lunedi il vice presidente Jorge Arreaza, non copre le esigenze dei settori produttivi, in vista di inflazione registrato i costi di produzione supera di gran lunga l'incremento ammissibile.

I prezzi di questi articoli sono stati congelati per lungo tempo. La quantità di pollo ha 22 mesi senza essere controllato; manzo accumula un ritardo di 23 mesi 19 mesi latte e formaggi (bianco e giallo) per 17 mesi.

I settori coinvolti ritengono che questa impostazione non risolverà la crisi di produzione attualmente che fa fronte il paese, ed è il risultato del controllo dei prezzi, il ritardo nella liquidazione di valuta estera e la mancanza di materie prime e materiali di consumo.

I settori coinvolti ritengono che questa impostazione non risolverà la crisi di produzione attualmente di fronte al paese, ed è il risultato del controllo dei prezzi, il ritardo nella liquidazione di valuta estera e la mancanza di materie prime e materiali.

L'apparente scarsità di tali prodotti nel mercato interno stava costringendo l'esecutivo a sedersi con e assistere gli imprenditori privati​​, in parte, il richiamo che è stato fatto per i costi di revisione e dei prezzi regolamentati sono stati adeguati, sia per il produttore e consumatore.

L'evidente scarsità di tali prodotti nel mercato interno ha costrentto l'esecutivo a sedersi con e assistere gli imprenditori privati​​, in parte, il richiamo che è stato fatto per i costi di revisione e dei prezzi regolamentati sono stati adeguati, sia per il produttore e consumatore.

Nella industria agroalimentare si parla che potrebbero registrare adeguamenti dei prezzi a scaglioni, tuttavia, il settore alimentare rimane la speranza di generare ulteriori politiche integrali per aumentare del 20% approvato.

"Dopo quasi due anni con il prezzo congelato quattro aumenti salariali, costi alle stelle e una svalutazione del 46%, che ci aprovino il 20% è uno schiaffo al settore produttivo nazionale", ha detto una fonte del settore che ha preferito anonimato.

Nella agroindustria stimano che l'esecutivo dovrebbe sincerar prezzi regolamentati, dato che i consumatori pagano fino a cinque volte di più rispetto al prezzo ufficiale, annullando il controllo dei prezzi.

Del chiaro al oscuro

La struttura dei costi del settore avicolo indica che produzione di un chilo di pollo è dell'ordine di 33 BsF e in fattoria viene venduto a 20,00 BsF al chilo. Con l'adeguamento del 20%, il prezzo al consumatore finale sarebbe BsF 18,72 al chilo, il che significa che non copre nemmeno i costi di produzione.

Produttori di pollame stimano che invece di annunciare "un raggiustamento come quello" era più vantaggioso per la produzione stabilire fasce di prezzo . Tuttavia, si aspettano Gazzetta Ufficiale per reagire.

Desiderano in più che il governo possa anche apportare modifiche ogni trimestre, dato che "la situazione della produzione è grave."

Gli allevatori non sono stati soddisfatti con la modifica. Jose Agustin Campos, presidente della Confagan, ha detto che le strutture dei costi discussi con il Ministero dell'Agricoltura un'anno e mezzo fa segnalano un prezzo di 12,00 BsF al chilo per il bestiame, che è stato regolato in BsF 7,10.

Con il 20% di regolazione passerebbe a 8,52 BsF al chilo, nonostante sia commercializzato a BsF 17,00 e BsF 19,00.

Campos sostiene che negli ultimi 23 mesi i costi di produzione sono aumentati del 400%, in particolare gli ingressi, i salari e la regolazione del tasso di cambio. Confagan ribadisce la proposta di creare una "spesa basica" di fattori di produzione agricoli.

Ritiene necessario un tavolo di lavoro per conoscere la base economica sulla quale abbiano determinato l'aumento del 20%.

La situazione è critica anche caseifici a tutti i livelli di produzione, e la regolazione non alleggerisce i problemi.

Il prezzo ufficiale di latte crudo è 3.60 BsF per litro e con la regolazione salirebbe a BsF 4,32. Secondo i costi di produzione dovrebbero costare 5,68 BsF per litro. pero nei caseifici il prezzo è un BsF 8,00 a litro.

Nel caso del latte pastorizzato la regolazione annunciata non copre i costi di gestione e compensa neanche il ritardo del prezzo regolamentato. Il settore necessita di BsF 14,00 a litro per il latte pastorizzato e circa BsF 40,00 per un chilo di latte in polvere.

"Con il 20% non coprono l'aumento di stipendio", ha detto una fonte.

Il settore del formaggio sostiene che l'annuncio fatto da parte del governo è lontano dalla realtà, dato che il ritardo supera il 100%, quindi non si vede soluzione per la produzione a breve termine.

Fonte: http://www.eluniversal.com/economia/130515/ajustes-de-20-en-precios-no-solucionan-crisis-de-produccion

 

 
Inviata da Windows Mail
 

martedì 14 maggio 2013

LA RUBOLUZIONE



Quanto hanno rubato questi finti rivoluzionari militar-chavisti? E quanto rubano ancora? 
A chi devono ringraziare questi maledetti ladri? Per me hanno avuto gioco facile grazie a tutti quei ragazzini creduloni che vivono nelle sicure e confortevoli case di paesi lontani, che giocano alla rivoluzione e che sono subito pronti a vedere un Che Guevara in chiunque indossi un basco rosso stringendo un pugno... Anche se costui quel pugno lo usa per stringere con presa sicura il denaro del proprio popolo! E intanto i suoi gerarchi col basco rosso in testa rubano da far impallidire anche il più grande ladro della prima repubblica italiana!

Con la scusa del potere al popolo armano la gente ...insegnano al venezuelano ad odiare il proprio fratello che non crede a questa farsa...
Dividono (alla stregua di tutti i regimi del 20mo secolo) tristemente in due un popolo che prima sapeva solo amare, rifugiandosi vigliaccamente dietro le belle parole di "Gloria al Bravo Pueblo".
Già! Dividono! Perché anche questi militari dal basco rosso hanno ben imparato l'antica tecnica di controllo del "divide et impera" e adesso i venezuelani ne vivono le tristi conseguenze.




Fonte: Marcello Gambardella

Misure contro l'insicurezza o propaganda politica?


I venezuelani soffrono in questi giorni tre problemi principali: black-out, l'insicurezza e l’insieme di carenze nei mercato e inflazione. La risposta del governo Nicolas Maduro sembra la stessa: militarizzare la questione.

Dopo l’incarico ai militari di proteggere gli impianti elettrici e attribuire ai problemi del mercato il trattamento di "guerra economica", ieri è arrivato il turno dell’insicurezza.
Fino a 3.000 soldati pattuglieranno le strade di Caracas come parte del piano di Patria Segura, la prima iniziativa verso l’insicurezza nei 14 anni di governo chavista.
Per il governo, questa è la prima volta che l’unione "civico-militare", -che caratterizza alla cosiddetta rivoluzione bolivariana- porta ai soldati in piazza per "proteggere il popolo".
Maduro sembra fare onore al suo impegno di "pugno di ferro" contro il crimine, che secondo il governo stesso, l'anno scorso ha comportato 16.000 vittime. Altre fonti stimano 21.000 vittime.
Tuttavia, gli esperti in criminologia e nei diritti umani dubitano che il profilo di un soldato sia sufficientemente adeguato per pattugliare le strade e soprattutto per conferire la giusta costituzionalità del provvedimento, perché la Costituzione attribuisce agli organi di sicurezza un “carattere civile".


PROTEGGERE NON REPRIMERE
Dopo anni in cui il governo venezuelano ha parlato d’insicurezza come un problema di percezione alimentata dai media, Maturo ora lo qualifica come "il problema più importante" che affronta il Venezuela.
"Se noi non riusciamo a superare questo problema, non abbiamo fatto niente. Dobbiamo risolvere questo e facciamo un richiamo a tutto il paese", ha detto all’atto nel quale ha lanciato il piano, che è stato trasmesso attraverso catena obbligatoria in tutti i canali statali e privati.
L’operativo inizierà in sei punti di Caracas. "L'esercito di liberatori, l'Esercito di Chávez non sta per uscire come il 27 febbraio, quando la borghesia l’aveva sottoposto al massacro di Guarenas e Guatire insieme al popolo del Venezuela; ora esce per proteggerlo", ha detto, riferendosi al la soppressione delle rivolte del 1989, conosciuta come il "Caracazo".
Il presidente illegittimo, che ha detto che l'insicurezza è un problema che riguarda tutta l'America Latina ei Caraibi, ha detto, "Questo flagello è nato come prodotto del capitalismo negli ultimi 50 anni, con la cultura del consumismo e il culto di armi e droga ".

Con i soldati?
Secondo l'Osservatorio Venezuelano della Violenza (SVO), quando Hugo Chávez è salito al potere, il tasso di omicidi era inferiore a 5.000 per 100.000 abitanti, mentre nel 2012 è stato 21.600, cifra superiore al 16.000 riconosciuto dal governo.
Il direttore della SVO, sociologo Roberto Briceño, ritiene che "i soldati sono lo strumento meno adatto per combattere l'insicurezza."
"I soldati sono addestrati per la guerra e la sicurezza del cittadino vuol dire l'assenza di guerra", Briceño ha detto alla BBC. "Porre soldati è una misura ingannevole, di genere pubblicitario o populista, ma in nessun modo può ridurre il crimine o delitto".
"È sorprendente che il governo, dopo 14 anni di discorsi sulla prevenzione e lotta contro la criminalità con i programmi sociali, finisca con una misura tipica dei governi militari di destra, la militarizzazione della strada", ha detto Briceño.
La misura è stata ampiamente difesa dal ministro degli Affari Esteri, Elias Jaua, che sostiene che le forze armate venezuelane hanno una "dottrina umanista" e ha difeso anche la loro aderenza ai "più alti standard di diritti umani."
"Non è la prima volta che le nostre forze armate escono per le strade in questi 14 anni di rivoluzione bolivariana. Abbiamo visto i nostri soldati, i nostri ufficiali, insieme al nostro popolo da quando il comandante Chávez è salito al potere scontrandosi con le tragedie, costruendo case, distribuendo cibo e ora li vedremmo proteggendo la vita del nostro popolo”, ha detto in una conferenza stampa Jaua.

"Incostituzionale"
Un’altra figura che non vede la misura con buoni occhi è Liliana Ortega, direttore del Comitato dei familiari delle vittime degli episodi di febbraio e marzo 1989 (Cofavic), organizzazione che difende i diritti umani formatasi dopo le rivolte e repressione del noto "Caracazo".
Ortega ricorda il Caracazo, il massacro del penitenziario di Catia in 1992 e le sparizioni forzate a Vargas nel 2000 come esempi per affermare che "in Venezuela è indispensabile che tutte le forme di controllo pubblico siano nelle mani di civili e si allontanino da queste specifiche caratteristiche dai militari ", ha detto Ortega alla BBC.
"Non si tratta di un parere personale, questo è stato raccolto da standard internazionali sui diritti umani e la Costituzione venezuelana, che all'articolo 332 afferma molto chiaramente che gli organi di pubblica sicurezza devono essere civile'", ha aggiunto.
Secondo Ortega, che qualifica la misura di "chiara violazione della Costituzione", "le attribuzioni di pubblica sicurezza hanno un rapporto con servizi ai cittadini". "Sono due contesti completamente diversi", ha detto.
"Il tipo di arma della polizia non è di guerra, come i fucili automatici leggeri e altre armi usate dai soldati" che non sono adatti "al controllo delle azioni di ordine pubblico", ha affermato.
Ortega assicura che "è evidente l'aumento delle denunce di presunte violazioni dei diritti umani che si verificano quando le forze armate vengono utilizzate per controllare l'ordine pubblico o la garanzia della sicurezza pubblica".
"Per spiegare la violenza ci sono due elementi fondamentali, l'aumento della povertà o deficit istituzionale. Prendendo come buoni i dati del governo sulla riduzione della povertà, per spiegare l'aumento della violenza (...) ci resta il deficit istituzionale. in Venezuela c'è un modello di impunità istituzionalizzata ", ha detto Ortega.

Fonte BBC

mercoledì 8 maggio 2013

Le elezioni non valide in Venezuela


Le elezioni del 14 aprile 2013 in Venezuela non hanno nessuna validità. Non erano elezioni democratiche. Il processo elettorale non era giusto, libero, equo, sicuro né trasparente. Era viziato fin dall'inizio dall'opportunismo che ha esercitato governo attuale e le irregolarità (oltre 3.000) nelle elezioni. Il governo Maduro è illegittimo. Come al solito, in fase pre-elettorale ha prevalso l'opportunismo del goberno. E' stato osservato nell'abuso di risorse statali per le spese della campagna e propaganda ufficiale, un chiaro aumento di patronato, donazioni e inaugurazione di opere e servizi sociali. Inoltre è stato visto nella manipolazione dei media dello Stato, che ha utilizzato i loro spazi e canali ufficiali per trasmettere propaganda chavista, in pro della candidatura di Maduro, ignorando, denigrando e squalificando la candidatura di Capriles, così come l'intimidazione ai candidati e media indipendenti. Né il CNE né la contraloria Generale hanno sanzionato tale violazione alla Costituzione e le leggi elettorali.

Il giorno dell'elezioni, il comando di Capriles e varie organizzazioni indipendenti identificarono numerose e cruciali irregolarità. Tra le più significative sono la presenza in più di 1.000 centri di addetti al chavismo intimidando elettori o assistendo il voto. più 700 seggi elettorali hanno riferito l'espulsione testimoni -facilitando il voto assistito e impedendo alla opposizione di sorvegliare il processo, la trasmissione dei dati e revisione post-elettorale. Numerosi casi sono stati riportati dove nel atto di sondaggio c'erano più elettori rispetto a quelli registrati nell'elenco dei quaderni (tabella standard), oltre a numerosi episodi di non conformità procedure, la violenza e l'ostruzione della verifica. Inculso il registro elettorale non è stata oggetto di revisione contabile dal 2008 e conteneva circa 50 000 elettori supplementari.
leggi il dossier (spagnolo)
Un'altra irregolarità corrisponde alla velocità insolita con la quale ha proclamato e giurato a Maduro, accompagnato da un riconoscimento precipitato dei paesi della UNASUR e ALBA. L'assenza di autentiche missioni di osservazione elettorale, come la OEA e l'Unione europea è stato un'altra grave irregolarità. Le missioni di "accompagnamento" di UNASUR non hanno alcuna indipendenza.
D'altra parte, ci sono anche i rapporti che indican che si tratta di un sistema è bidirezionale, cioè, che la trasmizione dei dati non è solo dalle macchine al centro di conteggio, ma anche in grado di inviare i dati alle macchine di origine sconosciuto. Uno studio delle elezioni del 2004 e del 2012 ha evidenziato questa possibilità, individuando irregolarità statistiche nei risultati. La stampa ha anche riferito che, secondo gli esperti con una profonda conoscenza del sistema, ci sono reti interne segrete che permettono al comando di campagna del Chavismo di conoscere che sta accadendo in tempo reale durante il processo, tra cui chi e quanti hanno o non hanno votato, quanti voti hanno i candidati, ecc., informazioni permettendo la mobilitazione delle risorse e votanti a seconda del caso.


Sembra che il "miglior sistema al mondo", come lo chiamava imprudentemente Jimmy Carter, ha dopo tutto una gran vulnerabilità. Il problema non è il sistema, che in sé è moderno e sofisticato, ma le autorità elettorali, il cui comportamento non ispira fiducia nella metà del universo elettorale e l'opposizione. Un sistema meno sofisticato come quello paraguaiano non genera cosi tante domande, perche c'è fiducia nelle autorità elettorali.

La varietà, la gravità e la portata di tali irregolarità possono creare sospetti sulla validità del processo elettorale e validare le richieste dell'opposizione di una verifica rigorosa dei seggi mancanti (46%). Inoltre, lo stretto margine di vittoria affermato per Maduro (225.000 voti) giustifica la denuncia e la sospensione del riconoscimento da parte di Capriles, giustifica anche l'impugnazione delle elezioni.

Tuttavia, le autorità elettorali hanno detto che il "risultato è irreversibile", e che è impossibile controllare i quaderni elettorali, quando i leader chavisti sanno che è possibile e necessario per una corretta revisione. Tale atteggiamento arrogante crea solo più diffidenza e conferma che il problema non e nell'automatizzazione, ma nelle autorità che gestiscono il processo. L'opposizione ha deciso di non partecipare alla revisione senza i quaderni.

José Miguel Insulza
 Il auto-colpo di stato, l'opportunismo e le irregolarità elettorali, il rifiuto a fare una verifica adeguata, così come le minacce e la persecuzione politica di leader dell'opposizione e funzionari che hanno votato per questa opzione, violano palesemente la Costituzione Bolivariana e le leggi elettorali. Erode soppratutto l'ordine della democrazia venezuelana, contravvengono le clausole democratiche della CELAC, il Mercosur e Unasur e la Carta Democratica dell'OEA, compromette l'impegno espresso da i membri per esercitare, promuovere e difendere la democrazia rappresentativa collettivamente. Nonostante questo, però, la comunità inter-americana delle democrazie non ha messo in discussione o condannato pubblicamente questo insulto alla democrazia. Anche se il Canada, Stati Uniti, Paraguay e l'Unione europea non hanno riconosciuto Maduro e hanno chiesto di effettuare la revisione. Il Segretario Generale della OEA dovrebbe essere il primo interessato a fare una chiamata in tal senso.

Fonte:
Ph.D. Rubèn M. Perina - Ex funzionario della OEA e responsabile de diverse missioni di monitoraggio elettorale . Docente presso le università di Georgetown e George Washington

 

OEA considera l'attivazione della Carta Democratica in Venezuela


L'Organizzazione degli Stati Americani (OEA - in spagnolo) ha ricevuto una richiesta da parte dell'opposizione venezuelana al corpo americano attivare i meccanismi previsti dalla Carta Democratica Interamericana ante la situazione politica in Venezuela.
La notizia è stata confermata oggi a EFE fonti della organizzazione emisferica, che ha dichiarato che la richiesta al segretario generale José Miguel Insulza, è stata consegnata Lunedi in ufficio OEA a Caracas. 

Fonti hanno evitato descrivere il contenuto della richiesta, secondo il protocollo abituale del corpo, e hanno riferito all'opposizione venezuelana per i dettagli.
L'Onorebole Maria Corina Machado deputato dell'oposizione ha annunciato oggi la presentazione della petizione, firmata da tutti i parlamentari della Tavola dell'Unità Democratica (MUD).
 L'applicazione chiede di attivare i meccanismi previsti nella Carta democratica per il fatto che in Venezuela sono stati violati gli articoli 3, 4 e 6.

Tuttavia, la Carta Democratica Interamericana prevede diverse situazioni in cui il Segretario Generale dell'OSA solecita iniziative diplomatiche basate sulle preoccupazioni di uno Stato membro.
L'articolo 18 della Carta stabilisce che "Qualora un membro si verificasi situazioni statali che potrebbero influenzare lo sviluppo del processo democratico politico istituzionale o il legittimo esercizio del potere, il Segretario Generale o al Consiglio permanente può, con il consenso del governo interessato, organizzare visite e altre azioni" per fare un'analisi della situazione.
Questa misura prevede la elaborazione di un rapporto del Segretario Generale al Consiglio Permanente, che decidirà poi quali misure adottare.

Un'altra possibilità è prevista all'articolo 20, che stabilisce che "nel caso in cui in uno Stato membro si produca una alterazione del regime costituzionale che possa influenzare gravemente l'ordine democratico, qualsiasi Stato membro o il Segretario Generale possono chiedere la convocazione immediata del Consiglio permanente effettuare una valutazione collettiva della situazione e prendere le decisioni pertinenti."
Nel caso che l'iniziative del Consiglio Permanente non abbiano successo, l'articolo prevede la convocazione di una sessione speciale dell'Assemblea Generale sulla questione.
Dato che solo gli Stati membri o il Segretario Generale hanno la facoltà di utilizzare tali opzioni, la richiesta inviata dalla MUD dipende dalla considerazione del capo della OEA o dell'iniziativa di qualsiasi Stato, che sarebbe poi nelle mani del Consiglio permanente.
Mercoledì scorso, Insulza ha espresso preoccupazione per le recenti violenze in Assemblea Generale e ha detto "riflette drammaticamente, l'assenza di dialogo politico" nel Paese.

Fonte: El-Nacional.com

martedì 7 maggio 2013


Convenzione Americana sui Diritti Umani 
(Patto di San José)

Premessa
Gli stati americani firmatari della presente convenzione,
Riaffermando la loro intenzione di consolidare in questo emisfero, all’interno delle istituzioni democratiche, un sistema di libertà personale e di giustizia sociale basato sul rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo;

Riconoscendo che i diritti essenziali dell'uomo non siano derivati dal proprio essere cittadino di un certo stato, ma si fondano su attributi della persona umana, che è il motivo per giustificare la protezione internazionale, di una convenzione di rinforzo o integrando la protezione fornita dal diritto interno degli stati americani;

Considerando che tali principi sono stati sanciti nella Carta dell'Organizzazione degli Stati Americani, nella Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell'Uomo e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e che sono stati riaffermati in altri strumenti internazionali;

Affermando che, in conformità con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani può solo l'ideale dell'essere umano libero, esente dal timore e dal bisogno, se si creano le condizioni che permettano ad ognuno di godere dei propri diritti economici, sociali e culturali, così come i suoi diritti civili e politici, e

Giacché la Terza Conferenza Speciale Inter-Americana (Buenos Aires, 1967) ha approvato l'incorporazione alla propria Carta dell'Organizzazione di norme più ampie sui diritti economici, sociali ed educativi, e ha deliberato che una convenzione inter-americana sui diritti umani determinasse la struttura, la competenza e la procedura degli organi competenti in materia,

Hanno convenuto quanto segue:

PARTE I - OBBLIGHI DEGLI STATI 
E DIRITTI TUTELATI
CAPITOLO I - Obblighi generali

Articolo 1. Obbligo di rispettare i diritti

1. Gli Stati Parti alla presente Convenzione s’impegnano a rispettare i diritti e le libertà riconosciuti nel presente documento e per garantire il pieno e libero esercizio di tutte le persone soggette alla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o di altro genere, origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

L’attuale regime, illegittimo (dal 10 gennaio 2013) e abusivo, non rispetta i diritti dell'opposizione e ha raggiunto gravissime proporzioni nelle persecuzioni politiche. 
Si parla di oppositori assassinati. 
Questa strada iniziata già da Chávez durante il suo mandato ha raggiunto dimensioni assurde, senza che vi sia giustizia alcuna per i perseguitati.

• oggi si trovano ancora reclusi 20 prigionieri politici in Venezuela, nei ultimi 14 anni la media è di 180 prigionieri politici, alcuni sono stati liberati, altri sono agli arresti domiciliari, vivono in condizioni precarie, molti di loro soffrono di gravi malattie;

alcuni prigionieri politici del regime
Elenco degli attuali prigionieri politici in ordine cronologico
(aggiornata 28/01/2013)

2003
1. Agente (PM) Erasmo Bolívar. Funzionario della Polizia Metropolitana. Luogo di reclusione: Carcere di Ramo Verde. Los Teques
2. Dtgd (PM) Luis Molina Cerrada. Funzionario della Polizia Metropolitana. Luogo di reclusione: Carcere di Ramo Verde. Los Teques
3. C/1ro (PM) Arube Pérez Salazar. Funzionario della Polizia Metropolitana. Luogo di reclusione: Carcere di Ramo Verde. Los Teques
4. Sub Comandante 
(PM) Marco Hurtado. Funzionario della Polizia Metropolitana. Luogo di reclusione: Carcere di Ramo Verde. Los Teques
5. (PM) Héctor Rovain. Funzionario della Polizia Metropolitana. Luogo di reclusione: Carcere di Ramo Verde. Los Teques
6. Gregory Umanés. Luogo di reclusione: San Juan de los Morros
7. Luis Chácin. Luogo di reclusione: Penitenziario de La Planta. Caracas
2004
8. Juan Bautista Guevara Pérez. Luogo di reclusione: SEBIN (prima Disip)
9. Ivan Simonovis. Luogo di reclusione: SEBIN (prima Disip) Ponte Llaguno
10. Otoniel José Guevara. Luogo di reclusione: SEBIN (prima Disip)
11. Rolando Jesús Guevara. Luogo di reclusione: SEBIN (prima Disip)
2009
12.- María Lourdes Afiuni Mora. (Dal 2/2/2011 arresti domiciliari)  approfondisci 
2010
13.- MaestreT3 César Medina Gómez. Luogo di reclusione: Polizia di Charallave, Miranda
2011
14.- Carlos Zorrilla. Luogo di reclusione: Carcere di Barinas
2012
15.- Mayor del Ejército (R) Milton Revilla Soto. Luogo di reclusione: Ramo Verde
16.- Colonello Guardia Nacional José de Jesús Gamez Bustamante. Luogo di reclusione: Ramo Verde

Prigionieri politici in condizione di evasi
In vie pacifiche dal Carcere di Ramo Verde il 17 agosto 2006, furono sentenziati:
1.- Colonello della Guardia Nacional Jesús Faría (agosto 2006)
2.- Colonnello dell’Esercito Darío Faría (agosto 2006)
3.- Capitano dell’Esercito Rafael Angel Faría (agosto 2006)
4.- Carlos Ortega (agosto 2006)
5.- Nixon Moreno 
(Era nella Nunziatura Apostolica)

Esiliati politici  >>leggi
Rafael Poleo
Patricia Poleo
Freddy Machado
Alejandro Marcano
Roger Vivas
Elio Aponte
Carlos Ortega
Nixon Moreno
Manuel Rosales
Oscar Pérez
Dario Farias Rodríguez
Jesús González Farias Rodriguez
Rafael Angel Farias
Enrique Medina Gómez
Héctor Ramírez Pérez
Hector González González
Henry Lopez Sisco
Leonardo Carrero Araujo
Juan Carlos Villalobos Franchi
Yeniré Montecon Oran
Carlos Blondell Tineo
Henry Lugo Peña
Pedro Pereira Olivares
Domingo Santana Gómez
Antonio Ramón Semprún
Jael Contreras Rangel
José Ramón Salas La Riva
Manuel Antonio Ramírez
Ivan Enrique Rojas López
Hersomino José Peréz Rivero
Juan Diaz Castillo
Pedro Flores Rivero
Antonio José Rios Rojas
Carlos Eloy Rodriguez
Henry Gustavo Clement Blanco
Isaac Ramón Solórzano Guerrero
José Antonio Colina Pulido
German Rodolfo Válera Lopez
Freddy José Aguelles León
Cesar Medina Gómez
Yucepe Jhon Piliery Carmona
Javier Nieto Quintero
Joaquin Chaffadet Ramos
Rafael Damiani Bustillo
Helene Villalonga
Vicente Pugliese
Gisela Parra
Juan Fernández
Vilma E. Petrash
Freddy Arguelles Leon
Eligio Cedeño
Rosendo Betancourt
Guillermo Zuloaga
Carlos Fernández
Guillermo Zuloaga Siso
Nelson Mezerhane

• I militari sotto ordini superiori procedono all’attacco e la tortura verso manifestanti pacifici in gran parte giovani;



• il regime autorizza e fornisce delle armi a assassini e bulli per attaccare cittadini innocenti maltrattati solo per essere contro;


Il Sindaco di Maturin, José Maicavares, conduce e dirige i teppisti in moto il giorno delle elezioni presidenziali senza obiezioni da parte delle forze dell’ordine

• la proprietà privata è spesso distrutta dai teppisti chavistas, i colpevoli non sono mai stati penalizzati, anzi, è noto che il regime paga criminali per fare queste azioni, e che il socialismo del secolo XXI promuove la sostituzione di essa con la Proprietà Sociale;




• rapimenti e perfino omicidi per motivi politici, personaggi riconoscibili è sempre più comune, dipendenti pubblici, artisti e civili sono nella mira dei licenziamenti e abusi;

JUAN ARANDA, membro attivo del Comando Simon Bolivar ucciso il 8 aprile 2013 dopo che si conclude l'atto per la campagna presidenziale del 14 Aprile 2013

Deputati oppositori aggrediti per non riconoscere a Nicolás Maduro como Presidente
Laureano Márquez, comico oppositore, rapito e minacciato
dopo aver partecipato a un atto pubblico

Gettano gas lacrimogeni nel corso di uno spettacolo di un'artista di opposizione presso l'Aula Magna, UCV

Francisco Narvaez, figura politica, viene attaccato mentre assisteva al suo seggio elettorale il 14 aprile

2. Ai fini della presente Convenzione, persona è ogni essere umano.

Articolo 2. Obbligo di Adottare Disposizioni di Diritto Interno

Se l'esercizio dei diritti e delle libertà di cui all'articolo 1 non sia già garantita da disposizioni di legge o altro, gli Stati parti si impegnano ad adottare, conformemente alle loro procedure costituzionali e con le disposizioni della presente Convenzione, i provvedimenti legislativi o altre misure che possono risultare necessarie per dare effetto a tali diritti e libertà.

CAPITOLO II – Diritti Civili e Politici

Articolo 3. Diritto al Riconoscimento della Personalità Giuridica

Ogni individuo ha diritto al riconoscimento come persona di fronte alla legge.

Articolo 4. Diritto alla Vita

1. Ogni individuo ha diritto al rispetto della sua vita. Questo diritto deve essere protetto dalla legge e, in generale, dal momento del concepimento. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della vita.


queste sono le cifre Ufficiali, pubblicate dal Ministero degli Interni e Giustizia

In Venezuela la vita di un essere umano è praticamente priva di valore.
Da quando Chávez ha preso il potere. Il tasso di omicidi è cresciuto del 400% nelle. 
Di 4.550 omicidi nel 1998 siamo andati a 21.692 nel 2012.

2. Nei paesi che non hanno abolito la pena di morte, può essere imposta per i reati più gravi, nel compimento di una sentenza esecutoria, dettata da un tribunale competente e in base ad una legge che preveda tale punizione, promossa prima dell’attuazione del reato.

3. Non si ripristinerà la pena di morte negli Stati che l'hanno abolita.

4. In nessun caso si può applicare la pena di morte per reati politici o relativi ai politici.
5. Non sarà imposta la pena di morte a persone che al momento della commissione del reato, fossero minorenni o con più di settant'anni, né può essere applicata a donne durante la gravidanza.

6. Ogni condannato a morte ha il diritto di chiedere l'amnistia, la grazia o la commutazione della pena, che può essere concesso in tutti i casi. Non è possibile applicare la pena di morte, mentre la petizione è in attesa della decisione dell'autorità competente.


Venezuela, da quando Chávez ha assunto il potere nel 1999, è diventato uno dei paesi più pericolosi in America Latina senza maggiori interventi - detenzione e punizione dei colpevoli - da parte dello stato e le istituzioni responsabili di regolare la sicurezza dei cittadini.
Paradossalmente riempie di armi a civili e li fa diventare teppisti per sottomettere alla nazione a un perenne clima di timore e conflitto.

  Articolo 5. Diritto all'Integrità Personale

1. Ogni individuo ha diritto al rispetto del proprio benessere fisico, mentale e morale.

2. Nessun individuo potrà essere sottoposto a torture o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Ogni persona privata della libertà deve essere trattato con il rispetto dovuto alla dignità della persona umana.


3. La pena non può trascendere alla persona del delinquente.

4. I processati sono separati dai detenuti condannati, tranne casi eccezionali, e saranno sottoposti ad un trattamento adeguato alla loro condizione di persone non condannate.

In Venezuela, il regime assassino, senza mandato, cattura e imprigiona in cella comune dove si è esposti ad ogni tipo di abuso, senza mai aprire un processo penale e la vita dei prigionieri è speso in condizioni disumane fino alla morte per malattia oppure vengono uccisi da altri detenuti. Ci sono un sacco di casi in cui gli imputati non hanno nemmeno denunce formali.

5. Quando i minori dovranno essere processati, saranno separati dagli adulti e portati davanti a tribunali specializzati, il più rapidamente possibile.

6. La privazione della libertà deve avere come obiettivo essenziale la riforma e il riadattamento sociale dei detenuti.

Nelle carceri venezuelane, dove ci sono le pistole, le droghe e i soldi a palate, l’individuo non può essere riformato o riabilitato, esse non fanno altro che addestrarlo ad essere più delinquente.


... continua

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